LIBERI DI SBAGLIARE

“Impariamo a lasciare libere le persone di sbagliare, senza giudicarle, bensì aiutandole a capire come migliorare se stesse con amore, dolcezza e compassione”.

Dobbiamo smettere di punire la persone per i loro errori. Dobbiamo smettere di giudicare le persone per i loro limiti, le loro imperfezioni, aree di miglioramento. Abbiamo davvero il “grilletto” troppo facile.

Spesso viviamo relazioni al limite dell’assurdo. Polemiche, invidie, risentimenti di varia natura emergono dalle più banali e semplici situazioni. Spesso, e soprattutto, da quelle fatte in buona fede. Non ci rendiamo conto infatti, di quanto siamo noi i primi a giudicare gli altri, gli stessi poi che vogliamo che migliorino o che possano comprendere in che modo rispettarci.

In che modo lo facciamo?

Giudicandole, accusandole, rimproverandole per i loro errori senza essere coscienti successivamente dell’impatto che il nostro stesso senso critico ha nella nostra vita e in quella degli altri. L’effetto tsunami che creiamo. Peggio ancora se lo facciamo basandoci solo sulle nostre convinzioni. Si, le convinzioni.

Le convinzioni a volte sono un boomerang che ci può tornare indietro e non sempre nascono da una conoscenza approfondita dell’argomento, ma dal suo esatto contrario. Dalla cecità e a volte dalla completa ignoranza. Quando siamo arrabbiati con qualcuno succede proprio che la nostra reazione è di tipo emotivo perché in qualche modo ci sentiamo violati o feriti dal comportamento degli altri.

Questo tuttavia, non è sufficiente per giustificare la nostra reazione e non è un problema degli altri, ma piuttosto una nostra area di crescita e miglioramento. Sempre! Gli altri, quando sbagliando, ci aiutano a capire anche cosa è per noi importante.

Le nostre convinzioni, il nostro modo di pensare o di fare, se è portato a rimproverare il prossimo piuttosto che aiutarlo significa che i primi a dover migliorare o cambiare siamo proprio noi. E piuttosto che aiutare gli altri a comprendere come e dove migliorare se la nostra prima, primissima risposta è di tipo emotivo, siamo noi a doverci lavorare sopra. È proprio quando ci sentiamo offesi e arrabbiati che nasce il giudizio e la critica verso il prossimo.

Pensaci un attimo.

La maggior parte delle critiche che vengono sollevate nascono da un disappunto o un presunto “torto” subito, da una affrettata considerazione, da idee o punti di vista differenti e hanno alla base sempre una reazione di attacco o di fuga. Se ci sono questi due elementi significa che stiamo agendo spinti dalla paura o dalla rabbia. In questa situazione non c’è la minima traccia di amore, di ascolto o di comprensione e non possiamo certo affermare, nel tentativo magari di sentirci compresi dagli altri, che stiamo parlando con il cuore.

La critica giusta invece, quella vera, costruttiva per intenderci e che proviene dal cuore, non nasce da un sentimento di rabbia o da un risentimento. Significa che a governare la nostra vita e il nostro comportamento sono proprio le nostre emozioni, quelle create dalle nostre convinzioni o ferite.

Se a questo aggiungiamo anche il fatto che spesso, per gli errori degli altri siamo chiamati a doverci giustificare o scusare noi per primi, il tutto diventa più marcato. La maggior parte dei nostri atteggiamenti e comportamenti infatti, non sono il frutto di una consapevolezza profonda, ma piuttosto superficiale, di tipo “protettivo”, a volte egoico, sicuramente individuale e sempre più frequentemente spinto dalla paura.

Bisogna imparare ad imparare dagli errori degli altri, imparando a non giudicare ma piuttosto aiutare.

Per farlo, occorre tanto, tantissimo amore, dolcezza e compassione. In particolare serve tanto amore per se stessi perché per saper rispondere con amore e dolcezza, abbiamo bisogno di tanta calma, consapevolezza, forza e saggezza. La prima cosa che dobbiamo imparare a fare è proprio non associarci al risentimento o al rancore, alla rabbia o delusione che sta provando un’atra persona. E così che ci influenziamo e condizioniamo. In particolare è così che ci leghiamo tra di noi, che ci mettiamo le “catene”.

Il vero lavoro su se stessi consiste nell’atto di accogliere dentro di sé l’esperienza e saperla elaborare.

Questo, dal mio punto di vista, significa amarsi e avere rispetto per se stessi.

Quando ci riusciamo una forza (interiore) straordinaria nasce dentro di noi. Si chiama amore ed è proprio da quanto amore saprai dare a te stesso che sarai in grado di donarlo agli altri.

Comprendere gli errori delle persone e saperli gestire, distinguere, discernere senza giudicarli ci aiuta a fare spazio dentro di noi e creare quella forza e consapevolezza, grazie alla quale, sapremo trovare le parole giuste per aiutare gli altri e migliorare se stessi.

In quel momento ognuno di noi sarà libero di sbagliare.

Imparando da se stesso!

Daniele Pulciani

 

PS: è in questo modo che impariamo a vedere le cose in maniere nuova e saper parlare di amore.

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