LA PIÙ ALTA FORMA DI AMORE E DI AIUTO VERSO IL PROSSIMO È LA CARITÀ E LA CARITÀ, È UN ATTO D’AMORE.
Ti piace aiutare gli altri? Essere utile e fare felici le persone? Prenditi alcuni minuti per leggere questo articolo. Potrebbe esserti d’aiuto per diversi motivi.
Ci prendiamo, a volte, cura delle persone con la speranza che le persone si prendano cura di noi. E’ un fenomeno davvero diffuso e sempre più frequente. Ci prendiamo cura di aiutare gli altri con l’intenzione (o aspettativa), a tratti inconsapevole, che gli altri possano fare la stessa cosa nei nostri confronti e anche se aiutare gli altri a molti dona felicità e fa sentire bene, dobbiamo sempre saper riconoscere quando lo stiamo facendo in maniera davvero spontanea da quando, invece, lo facciamo perché in questo modo ci stiamo “aiutando”, sentendoci magari più importanti, utili o, magari e come spesso accade, perché ne traiamo un vantaggio personale o economico.
Aiutare il prossimo non è soltanto il gesto più bello e nobile che possiamo fare, ma dona anche forza, coraggio, gioia, entusiasmo, gratitudine e ci può davvero rendere delle persone felici e meravigliose.
Occorre, tuttavia, se vogliamo davvero parlare di aiutare gli altri, saper distinguere da quelle forme di (pseudo) aiuto mascherate da bisogni o interessi personali.
“Ti aiuto non perché ho voglia di aiutarti, ma perché, nell’aiutarti, mi aiuto. Ti aiuto perché così sarò a mia volta aiutato”.
Questa espressione, nonostante sia piuttosto forte, rimanda ad un classico proverbio “aiutati che Dio ti aiuta” e non è un proverbio cristiano, infatti non è presente nella Bibbia. Ha una connotazione prettamente popolare che non ha un autore preciso. Vuol dire che i primi a dover agire per risolvere un nostro problema siamo noi stessi e non dobbiamo stare nella speranza degli altri e quindi non dobbiamo sperare che le cose si risolvano da sole, facendo poco o nulla.
Volendo contestualizzare a Dio questo proverbio, potremmo affermare che Gesù, mentre aiutava a guarire, non chiedeva nulla in cambio se non, ad “eccezione”, dell’amore e della fede in Dio.
La cosa assurda, parlando di un argomento così delicato, e che chi afferma di fare le cose per aiutare il prossimo, lo chiama “amore”, piacere, passione, dovrebbe sempre ricordarsi se le cose che sta facendo sono scevre (pulite) dai propri interessi personali (aspettative e bisogni) oppure no perché spesso ci sono anche interessi sentimentali e affettivi a giocare un ruolo determinante.
Come si fa dunque, a sapere quando stiamo aiutando qualcuno veramente da quando invece lo facciamo perché in questo modo ne otteniamo un vantaggio e la soddisfazione di un bisogno?
Abbiamo aiutato qualcuno quando ci sentiamo in pace, sereni e grati.
Ecco allora che possiamo davvero iniziare a fare “discernimento”, magari proprio per chiarirci le idee ed essere sicuri di fare un bel lavoro.
Questo concetto di “aiutare il prossimo” può essere ben espresso e spiegato partendo proprio dal mondo del lavoro o di varie forme di lavoro. Chiaramente anche il volontariato spesso è travestito da altri interessi. Se, ad esempio, ti occupi di Network Marketing, sai bene che chi ti aiuta a “crescere” lo fa perché ha un interesse personale ed economico direttamente collegato all’aiuto che ti sta dando. È il classico esempio dell’azienda che ti forma e ti fa fare formazione per renderti più efficiente e farti vendere di più. Ma potrebbe essere anche il caso, estremo, di come, alcune “banche” e grandi aziende, per far crescere i loro imperi, usino proprio certe pubblicità:
“Banca Mediolanum – Costruita intorno a te”.
La domanda è:” Chi afferma, soprattutto nel mondo del lavoro, di aiutare gli altri e di fare le cose per il prossimo, lo farebbe anche se non avesse un interesse personale, economico, direttamente o indirettamente, collegato?”
La risposta è ovvia.
Dunque, quando possiamo davvero affermare che stiamo aiutando qualcuno? Come facciamo a sapere quando stiamo realmente aiutando?
LA PIÙ ALTA FORMA DI AIUTO VERSO IL PROSSIMO È LA CARITÀ E LA CARITÀ, È UN ATTO D’AMORE.
Dobbiamo depurare ogni forma di interesse personale quando diciamo che stiamo “aiutando” gli altri perché se siamo spinti ad aiutare il prossimo lo stesso non può essere fatto se abbiamo direttamente o indirettamente un interesse o la soddisfazione di un bisogno o di una aspettativa e dovremmo davvero riflettere se lo stiamo facendo per un secondo fine.
A maggior ragione se poi, come spesso accade, all’interesse personale aggiungiamo anche un “interesse” sentimentale.
Della serie “Ti amo se mi ami”.
Aiutare gli altri “deve” essere un piacere, una gioia, una volontà e a volte anche l’amore ha i suoi interessi”. (L’occhio vuole la sua parte).
Aiutare gli altri è una “missione”, una vocazione, un atto d’amore, una donazione e non va in nessun modo accostato ad un lavoro. Va fatto, punto!
LA PIÙ ALTA FORMA DI AIUTO VERSO IL PROSSIMO È LA CARITÀ E LA CARITÀ, È UN ATTO D’AMORE… GRATUITO!
Daniele (Andrea) Pulciani
PS: Una cosa molto importante!
Questo articolo è scritto per aiutare chi, nel tentativo di aiutare il prossimo, non riesce neanche ad aiutare se stesso. A volte aiutiamo gli altri perché non sappiamo aiutare noi stessi. Impariamo prima ad aiutare noi stessi e solo dopo potremmo davvero affermare, con trasparenza e onesta, che non solo stiamo aiutando qualcuno, ma lo sappiamo anche fare perché ci siamo riusciti noi per primi.
Vuoi aiutare gli altri? Aiuta te stesso!