RIDISTRIBUIRE LA RICCHEZZA

Mentre una persona si arricchisce mille diventano povere. Questa è la proporzione 1/1000.

Mentre una persona si arricchisce altrettante diventano povere perché la “ricchezza” è sempre la stessa. È come una coperta. Non si produce nessuna nuova ricchezza monetaria o finanziaria. Si usa e si fa girare sempre quella che c’è. E non serve a nulla stampare nuova moneta.

Ecco perché in tempo di crisi si usa dire che “Non girano più soldi”. Perché è vero, stanno andando tutti da una parte. Quella dei nuovi paperon dei paperoni o delle grandi aziende di business mondiale.

È così, mentre c’è un padre di famiglia che ogni giorno lotta, lavora e suda per portare a casa la sua ricchezza, un altro (altri 1000) lotta, lavora e suda per perderla, per perdere il posto di lavoro e impoverirsi. Non è utopia, non è fantascienza. È la dura “legge” del mercato.

Mentre qualcuno compra qualcosa a buon prezzo qualcun altro l’ha venduta a un cattivo prezzo o non come avrebbe voluto. Questo fa sì che mentre io mi arricchisco te ti stai impoverendo e tutto viene considerato legale e normale.

La ricchezza prodotta nel mondo va ridistribuita equamente a favore di tutti per dare a tutti, giustamente, la possibilità di studiare, mangiare, lavorare, viaggiare. Per riuscirci serve ridistribuire equamente la ricchezza prodotta dai governi, dalle grandi aziende che sfruttano le risorse naturali e minerali, le grandi aziende energetiche, le grandi multinazionali come Amazon o Facebook e non è un concetto “socialcomunista”. È umanità. È intelligenza. È rispetto per la natura e la vita umana. Pensa se Zucherberg dal suo patrimonio personale, stimato in 67, 6 miliardi di dollari nel 2019, se ne togliesse una decina e la ridistribuisse? Ma non è soltanto un concetto legato ai soldi.

Viviamo su questo pianeta tutti insieme e, a partire dalle risorse naturali, tutto è di tutti.

Il mare e l’acqua sono di tutti. Il sole e l’aria sono di tutti. La terra e il cibo prodotto è di proprietà di tutta l’umanità. Gli animali non sono di proprietà di nessuno, sono esseri viventi liberi. Anche gli alberi delle foreste dell’Amazzonia sono di tutti e non solo quando bruciano.

La proprietà privata va usata quale mezzo di distribuzione della ricchezza collettiva e non di arricchimento personale. Ogni cosa che esiste sulla faccia della terra è di proprietà dell’umanità intera, nessuno escluso. Dal più piccolo bambino appena nato, alla persona più vecchia del mondo. Dall’acqua all’energia elettrica, da Katmandu a Buones Aires, da Bali alla Groenlandia, da Centocelle a Privamalle (quartieri di Roma), dai palazzi di giustizia e del governo ai grandi congressi. Ridistribuire equamente la ricchezza risolve tanti degli infiniti problemi che abbiamo. A partire dalla più importante.

La salute e il benessere di una persona.

Quando una persona sta bene e non “soffre”, il suo impatto sulla società anche in termini di costi, educazione, ecologia, ordine pubblico, sicurezza, per non parlare di quelli in termini psicologici, diminuisce del 99%. Quando una persona sta bene non si ammala, non ruba, non delinque, non uccide, non violenta, non mente, non inganna, non sfrutta, non usa e non odia nessuno. Non ha più nessun interesse a farlo e se non ha più nessun interesse a farlo, non esiste più nessun conflitto.

E’ in questo modo che è possibile eliminare la guerra dalla faccia di questo pianeta.

Ecco che la produzione e ridistribuzione equa della ricchezza si rende necessaria come passaggio evolutivo del modello sociale e dell’uomo stesso che smette di competere e di sfruttare il prossimo.

La società nella quale viviamo infatti, e lo stile di vita che conduciamo, pur sembrandoci normale, si basa e si regge su una legislatura che ha reso legale ciò che è illegale, disumano, e sappi che lo stile di vita che ogni giorno conduci, che credi essere “legale”, è iniquo.

Ciò che è legale infatti, non è detto che sia giusto.

Anche la tratta degli schiavi in America era legale, ma era giusta?

 

Daniele Pulciani

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