“Non so chi siete. Non vi conosco. Eppure siete i miei genitori, siete la mia famiglia. Te sei mia madre, te sei mio padre, te mio fratello e così come non conosco voi non conosco neanche i miei nonni e prima di loro i miei antenati. Eppure siete la mia famiglia, siete i miei genitori. Se sono qui ora è grazie a voi. La cosa incredibile e che non conosco la vostra vita, le vostre vite, non so nulla di voi. Cosa avete vissuto, cosa vi è successo, quali esperienze avete fatto. Chi siete veramente. Si, so cosa avete avuto come eventi perché c’ero anch’io, ma se dovessi dire chi sono i miei genitori, chi sono stati i miei nonni, comprendo che non c’è consapevolezza delle esperienze che abbiamo vissuto insieme, tutto ci è sfuggito e quando le abbiamo vissute non eravamo consapevoli. Nonostante questo siamo stati insieme tanto tempo e in tutto ciò non c’è stato possibile conoscerci davvero.

“Non so niente di te Papà e neanche di te Mamma. Per non parlare di te mio caro fratello. So in grandi linee chi siete, ma non so cosa vi è capitato, cosa avete vissuto veramente, qual è stata la vostra esperienza, cosa pensate nel profondo del vostro cuore ed è come se non vi avessi mai conosciuto perché è come se non avessimo mai vissuto.

Non so ad esempio, cosa avete attraversato, i vostri cambiamenti, turbamenti, le vostre difficoltà, sofferenze. Non so nulla di voi, di quello che conta davvero sapere, dei vostri sogni, della vita che avete desiderato avere, dei vostri progetti, se siete felici. E se non so nulla di voi, so anche il perché. Perché non ci siamo mai amati e non ci stiamo amando. Ora però, so cosa vuol dire quando si afferma che la famiglia è sacra. È sacra perché è nella famiglia che siamo chiamati a imparare a saperci amare e ad amare.

Ecco, oggi sono qui a parlarvi come non ho mai fatto. Sono qui davanti a voi e non è facile farlo. È così forte ciò che provo, questa emozione, sapere di non avervi conosciuto, che l’unica cosa che riesco a fare è piangere, piangere per liberare il dolore, piangere per non gridare, piangere per sfogare, piangere per toccarvi, per abbracciarvi e per sentirvi dentro di me con la voglia di fare spazio a tutto quello che da oggi avverrà.

Così come non conosco voi che siete i miei genitori, così non conosco neanche te. Parlo di te, di te che mi stai leggendo e che fai parte come me di questa nazione, di questo paese, di questo mondo, di questa umanità. Te che sei un essere umano e che sembriamo così lontani, ma che in realtà siamo vicini, vicinissimi. Anche a te rivolgo la mia lettera, il mio appello, la mia preghiera. Non so chi sei, non ti conosco, eppure fai parte della mia stessa famiglia, della nostra stessa grande famiglia. Uniamoci, siamo qui e siamo insieme. Abbiamo vissuto così tanto tempo insieme senza accorgerci l’uno dell’altro che ora è come se ti iniziassi a conoscere davvero per la prima volta. Ho voglia di conoscerti e di sapere chi sei, di sapere chi siamo, di stare insieme e di essere uniti, uniti veramente. Nel cuore come nell’anima. Voi siete la mia famiglia ed io sono vostro figlio”.

(Lettera di un figlio ai propri genitori)

 

Daniele Pulciani

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