IN PRINCIPIO ERA L’AZIONE.

L’azione segue alla sostanza. L’azione è una delle categorie a cui Aristotele contrappone quella di PASSIONE, con il significato di patire, subire qualcosa. Nella metafisica classica l’azione è sempre riferita a l’essere che compie un’azione, per cui l’azione è il predicato di una sostanza. Secondo il pensiero filosofico, l’azione, nel senso comune, è però vista anche in contrapposizione al pensiero e all’apparente inerzia della vita dedicata alla riflessione. (Wikipedia)

Per disattendere l’inutilità e l’attuale inerzia di una vita che spesso ci schiaccia, ci addormenta, ci “addomestica”, occorre passare dall’immaginazione o dal desiderare che le cose cambino, all’azione, al fare. Anche per imprimere un cambiamento profondo nel suo inconscio l’uomo deve agire in direzione di quel cambiamento. Deve fare ciò che immagina, pensa, desidera. Per riuscirci deve sganciarsi dall’aspettativa di risultato, ma aggiungerei anche dai condizionamenti famigliari, culturali, sociali. Spesso infatti, non agiamo per paura, per timore di essere giudicati o perché abbiamo un’aspettativa di risultato che qualora non si confermi ci possa demotivare e deludere facendoci cosi ammettere che “gli altri” avevano ragione. E in questo modo che rimandiamo la nostra felicità. Ma non solo.

Sganciarsi da questa aspettativa ci fa fare le cose senza essere preoccupati del risultato perché in primis le stiamo facendo per noi. Da comprendere però che in questo caso, agire verso il cambiamento, preclude che siamo chiamati all’uso della forza. Forza interiore e fisica.

PENSIERO + FORZA = AZIONE

Quando capiremo che non dobbiamo fare più le cose spinti da un interesse o per attendere delle aspettative altrui, ma motivati dall’amore per quello che sentiamo e amiamo fare, inizieremo a realizzare ogni giorno noi stessi, a realizzare e manifestare la nostra vena artistica.

Quella “vena” che ci unisce al talento, alla vocazione e al carattere della nostra Anima. Quando agiamo, l’azione, l’amore, libera la nostra vita.